Oggi ho il piacere di intervistare Bernardo Paoli, psicologo, formatore aziendale e scrittore di diversi libri di crescita personale.

 

bernardo paoli

 

1-Ciao Bernardo, grazie per aver accettato questa intervista. Vorrei che ti presentassi raccontando brevemente qual è stato il tuo percorso formativo e di cosa ti occupi.

 

Ciao Danilo, grazie a te per l’invito. Mi occupo di problem solving creativo e comunicazione efficace sul lato della formazione, e di terapia breve e ipnosi per quanto riguarda il lato clinico. Una cosa un po’ particolare che faccio sono le one-long-session coaching, ovvero seguo singole persone per tre giornate intensive di coaching one-to-one nella città, in giro per il mondo, in cui mi trovo in quel momento. Quando sono in Italia, lo faccio a Venezia. Tutte le altre informazioni su di me sono facilmente reperibili on line.

 

2-Su Dritto alla Meta mi focalizzo molto sul tema della felicità. Qual è la strategia principale che consigli alle persone che vogliono diventare più felici?

 

Direi che la principale strategia è fermarsi un attimo e definire bene cos’è la felicità. La sua ricerca non può essere una caccia all’oro, un corri-corri dietro a ciò verso cui anche gli altri stanno correndo.

 

Domandati anzitutto qual è il pensiero comune sulla felicità dietro a cui anche tu stai correndo. Che corrisponda alla buona salute? Ad avere buone emozioni? Che sia il successo economico? O il successo relazionale? Tutte conquiste sacrosante, ma bisogna che ti fermi e che definisci chiaramente, parola per parola, cos’è la felicità… per te. E, prima ancora, bisogna che identifichi più in generale a quale famiglia appartiene. Alla famiglia delle emozioni? Degli stati d’animo? Del sorridere ed essere positivo tutto il giorno? Le emozioni però mutano, gli stati d’animo sono passeggeri, e a forza di sorridere ti viene la paresi facciale.
La vita è troppo breve per avere una definizione piccola di felicità. Devi ampliarla, e agganciarla a uno scopo alto. Ecco l’ingrediente per la felicità: identificala con uno scopo alto.

 

Il che vuol dire: immagina te stesso alla fine della tua vita, vecchio, tremolante, sdentato, pieno ancora di progetti nel cassetto che stai realizzando con le poche energie rimaste, e immagina che stai guardando le foto dell’album della tua vita e che ti fermi a guardare quella che ti ritrae oggi. Che cosa ti farebbe dire: “Wow, che bel ricordo! Che bella scelta che ho fatto quel giorno! Ho utilizzato la mia vita per un grande scopo. Ne sono orgoglioso”?. 

 

3- Bernardo, hai ideato il metodo “scrittura strategica” con la quale aiuti le persone a migliorare la loro vita attraverso la scrittura. Quale strategia può utilizzare una persona per utilizzare la penna in modo terapeutico?

 

La scrittura è un ottimo self-coaching a portata di penna. Sono tanti gli esercizi che possono essere utilizzati per la crescita personale. Il più scientificamente fondato viene dai tanti studi condotti dallo psicologo James Pennebaker.

 

Può essere così sintetizzato: scrivi per tre giorni di fila, e per 15 minuti al giorno, i peggiori eventi della tua vita e le emozioni che hai sperimentato in quegli eventi. Il risultato finale è benefico, terapeutico, ed è sproporzionato in senso positivo rispetto al tempo e alle energie impiegate per compiere quel gesto di scrittura.

 

4- Nel campo della crescita personale ci sono molte strategie e tecniche utili per migliorare la propria vita. Qual’è per te il concetto fondamentale che permette ad una persona di cambiare in meglio la sua vita? 

 

Corrisponde al fare l’opposto di ciò che si sta già facendo. La soluzione che cerchi è alle tue spalle, e non la vedi perché è proprio là dove non stai guardando. E’ un tema molto ampio, su cui ho scritto un intero libro. Per chi fosse interessato ad approfondirlo vale la pena che si legga “La sottile arte di incasinarsi la vita”.

 

5- Dai tuoi libri emerge chiaramente quanto sia importante imparare a comunicare in maniera efficace. Cosa consigli di fare a proposito per poter migliorare la propria comunicazione?

 

Consiglio di ragionare in base agli obiettivi che si vogliono raggiungere, piuttosto che in base a “parlo per esprimere me stesso e il mio punto di vista”. Usare la comunicazione solo come forma espressiva (per raccontare le proprie emozioni e sfogare ciò che si ha dentro) rende meno capaci di mettersi dal punto di vista degli altri, che è invece il cuore di una comunicazione efficace.

 

6- Hai pubblicato il libro “La Sottile Arte di Incasinarti la Vita” con Mondadori, quali consigli hai per gli scrittori emergenti che vorrebbero farsi pubblicare da una casa editrice?  

 

Diventare interessanti. Le grandi case editrici preferiscono investire su chi offre delle garanzie. Facciamo tutti così, no? E quale migliore garanzia puoi offrire se non un pubblico che già ti segue? Se tratti sui social network degli argomenti interessanti, argomentandoli in modo interessante, arriverai ad avere un pubblico. E se avrai un pubblico sufficientemente ampio, prima o poi una grande casa editrice ti contatterà.

 

7- Qual è secondo te la trappola mentale principale in cui cadono le persone e come evitarla ?

 

Il successo è una delle trappole principali: diventare molto efficaci, molto abili nell’attrarre le persone, e nell’attirare soldi e attenzioni… alla lunga rende ciechi. La trappola consiste nel confondere il successo con l’equilibrio. E solo una persona equilibrata è realmente felice.

 

Mi domandi però: “Come evitare questa trappola?”. Naturalmente non è da intendersi nel senso di “come evitare il successo”; il tema invece è “come evitare che il successo ti renda cieco e squilibrato”.

 

Bene, ci sono cinque trappole mentali verso cui il successo spinge: l’autocelebrazione, il nascondere i propri limiti e difetti e il non parlarne per vergogna, il fatto di cercare solo situazioni che possano creare piacere, il sedurre gli altri per poterli manipolare, e il disprezzo verso gli altri.

 

A queste cinque strategie fallimentari corrispondono altrettante virtù psicologiche da perseguire: la sostanzialità (concentrarsi solo e soltanto sull’efficacia dei propri contenuti anziché sul far brillare la forma), lo svelamento (esibire i propri limiti senza vergogna), la resistenza (fare fatica senza conservare le energie per sé), la sobrietà (vivere al di sotto dei propri mezzi), e la solidarietà (sostenere e prendersi cura dei bisogni e progetti altrui senza riceve niente di niente in cambio).

 

8- Quali sono 3 persone che ammiri molto e perché ?

 

L’ammirazione è un sentimento che ho abbandonato, perché ho scoperto essere troppo da narcisista. Glen Gabbard utilizza una bella espressione: dice che i narcisisti vanno alla ricerca di una “società della reciproca ammirazione”, di una società in cui le persone si dicano a vicenda “ma che figo che sei”, “anche te che figa che sei”, “e che cose fighe facciamo insieme”, “noi siamo super fighi”.

 

Questa continua ricerca di ammirazione, di ammiratori e di personaggi da ammirare, è molto piacevole ma ha un problema di fondo: ti stai immaginando l’altro (o te stesso) come una sorta di divinità, di supereroe. Bene, la notizia è che non esistono i grandi uomini, esistono solo piccoli uomini che aiutano a realizzare grandi imprese. E’ la scoperta che il bambino fa quando cresce: i genitori non sono dei supereroi. Anzi, non sono niente-di-che. Però sono un niente-di-che con un grande valore.

 

L’ammirazione è un sentimento che appiattisce tutto e che ti impedisce di vedere la compresenza di piccolezza e grandezza, di meschinità e nobiltà d’animo, che invece vanno sempre a braccetto. Allora preferisco non parlare di ammirazione, ma di persone da cui prendo volentieri delle lezioni su argomenti specifici. Una persona tra queste è lo storico Alessandro Barbero: mi piace la competenza con cui tratta argomenti normalmente considerati noiosi, e lo story telling che utilizza è divertente, provocatorio e al tempo stesso fa riflettere.

 

Un’altra persona da cui prendevo volentieri lezioni era una mia zia, una suora di un piccolo ordine religioso torinese. Di lei ho sempre stimato l’integrità morale, l’essere tutta d’un pezzo, la sua capacità di dedicarsi interamente a una causa che considerava più importante della sua stessa vita.

 

Una terza persona è un collega psicoterapeuta che non ama essere nominato. Se ho bisogno di un consiglio è per me un porto sicuro: ogni volta mi aiuta a guardare ai problemi da una prospettiva inconsueta, inusuale, sorprendente. Tre persone sono poche. Ne stimo molte di più. Ma queste sono le prime tre che mi sono venute in mente.

 

9-Sei molto attivo sui social network e li usi in maniera efficace per lavoro. Per tutte le persone che hanno bisogno di crescere online e di creare una community per vendere i loro prodotti e servizi, quali strategie gli consigli di applicare?

 

Iniziamo parlando di talenti personali. Non puoi costruire una community senza avere chiaro su quali talenti costruirla. E i talenti non sono una dote individuale, ma interazionale: corrispondono a ciò che ti riesce meglio degli altri e più facilmente degli altri.

 

Per ottimizzare un talento, però, bisogna che prima lo individui perché, come scrive George Bernard Shaw, il talento è invisibile agli occhi di chi lo possiede. Accorgersi di un talento è come accorgersi che si sta respirando.

 

Una volta individuato, vai alla ricerca dei tuoi tormenti: sono quelli che ti rendono unico. Se non sei un po’ sfigato, complessato, se la vita non ti ha messo sufficientemente alla prova, non hai niente da raccontare. Questi due passaggi ti permettono di costruire la tua unicità: ciò che fa di te una persona unica è il mix tra talenti e sfighe, tra punti di forza e prove che la vita ti ha messo dinanzi. Messa a fuoco la tua unicità, falla incontrare con l’originalità, ovvero: “Cosa fai di diverso rispetto ai tuoi competitor?”. Vanno osservati a fondo, descritti, spulciati in tutte le loro caratteristiche e poi… devi fare esattamente l’opposto.

 

10- C’è qualcosa che vuoi dire a chi ci sta leggendo prima di salutarci? 

 

Se dovessi valutare da 0 a 10 quello che hai letto, che valutazione daresti? Nel caso in cui la tua valutazione fosse inferiore a 10, cosa avresti dovuto leggere perché potesse invece essere un 10 pieno? Inviami le tue risposte a [email protected]

 

Grazie ancora a Bernardo Paoli per la gentilezza e se desideri leggere un’altra intervista non perderti quella che ho fatto con Tiberio Faraci. La trovi qui:”Innamorati di Te”